Dopo la notte dei droni, gli scenari possibili

di Riccardo Redaelli, Avvenire

 La Repubblica islamica dell’Iran ha deciso, dopo il bombardamento da parte israeliana del suo consolato a Damasco, di rispondere direttamente, colpendo il territorio del “nemico sionista” con droni e missili. Per quanto molto teatrale è stato tutto sommato cauto,  ma l’attacco segna un allontanamento dalla strategia del “cerchio di fuoco”, accerchiare lo stato ebraico con una serie di minacce indirette sfruttando le milizie sostenute dall’Iran.

Ora Khamenei ha deciso diversamente. Una scelta che ha diverse motivazioni, tanto interne quanto legate alla politica estera, ma che segnala un pericoloso cambio di prospettiva: l’obiettivo primario del regime e dei pasdaran è sempre stato quello di garantire la sopravvivenza della Repubblica islamica.

Ma oggi, complici anche le tensioni interne al Paese,  la postura sembra essere aggressivo-offensiva.  Il che provoca un mix pericolosissimo, dato che in Israele il governo rimane nelle mani di un leader screditato, che lega la propria permanenza al potere alla continuazione della guerra a Gaza.