Scurati e la Rai. Come ogni anno siamo alle polemiche sul 25 aprile

Scurati e la Rai. Come ogni anno siamo alle polemiche sul 25 aprile.

C’è chi da sempre, scrive Danilo Paolini su Avvenire, nella sinistra che fu comunista e socialista, si appropria della Resistenza e della Liberazione, dimenticando il contributo di cattolici, azionisti, liberali, monarchici, militari italiani e angloamericani.  Poi c’è chi, a destra, ci ripete che il fascismo è finito 80 anni fa, ma proprio non ce la fa a dirsi «antifascista».

È piuttosto ardito (ci si perdoni l’aggettivo) infilare un attacco diretto alla presidente del Consiglio in un monologo sul 25 aprile, come ha fatto Scurati.

Ma è altrettanto ardito sostenere, come ha fatto il direttore dei programmi di approfondimento della Rai, che il problema è stato solo di «natura economica e contrattuale», quando ancora venerdì sera il monologo della scrittore figurava nella scaletta della trasmissione “Che sarà”.

A questo punto il cittadino mediamente dotato di equilibrio sta scuotendo la testa. Difficile convincerlo che la Rai sia immune dall’orientamento politico di chi governa. Ma anche che non lo sia soltanto da oggi.