L’economia mondiale sull’orlo del precipizio tra tensioni commerciali e protezionismo.
J. P. Morgan Research: probabilità di una recessione globale entro il 2025 al 60%.
Goldman Sachs: probabilità di una recessione statunitense al 35% per il 2025.
Fondo Monetario Internazionale: probabile recessione degli Stati Uniti nel 2025 al 40%.
Moody’s Analytics: probabile recessione americana al 40% nel 2025.
Ocse: rallentamento della crescita del Pil globale al 3,1% per il 2025 e al 3,0% nel 2026.
Il mondo rischia una recessione economica globale per colpa dei dazi di Trump: Reuters ha interpellato 48 economisti e 28 banche centrali.
L’economia americana in recessione nel primo trimestre del 2025
Wall Street crolla
L’oro stabile oltre il muro dei 3 mila dollari l’oncia
Economia Usa giù: Pil primo trimestre -0,3%. Trump: «Colpa di Biden». Cade Wall Street
Morto Papa Francesco. Il Conclave convocato per il 7 maggio.
L’ingresso in Conclave e il giuramento dei cardinali elettori avranno luogo alle 16:30. La mattina del 7 maggio si terrà la Missa pro eligendo Pontifice. Nel pomeriggio del 7 maggio si svolgerà la prima votazione. Sono 133 i cardinali elettori che parteciperanno al conclave. L’elezione avverrà per scrutinio segreto. A partire dal 34esimo scrutinio, si procederà al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nello scrutinio precedente.
Il Conclave ha inizio mercoledì 7 maggio, prima votazione e prima fumata. Il card. Parolin dirige le operazioni
Bergoglio ancora nella bara, i cardinali già litigano per il nuovo Papa: ecco i punti del dissidio
Complottisti, occhio al Conclave: come la mettiamo con l’incognita Becciu?
Morto Papa Francesco, i funerali. Celebrata la Messa dal Decano del Collegio Cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re.
L’omelia del Cardinale decano: “Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace”
Un sabato nella storia vissuto in diretta streaming, ora per la Chiesa la difficile scelta del nuovo Papa
Francesco e poi? Bergoglio portò la Chiesa ai confini, sarà capace il successore di andare oltre?
I leader del mondo s’inchinano al Papa della gente. 150mila persone, Trump e Zelensky faccia a faccia
I funerali di Francesco meglio dell’ONU: 50 capi di Stato per parlare di guerra e pace
La foto Trump-Zelensky nel segno di Francesco. Faccia a faccia tra le navate, una chiesa “ospedale da campo”
Cesare e Cristo nell’epoca di Francesco: cosa ci riserva il mondo in un tempo di prepotenze
Primo Maggio, festa del lavoro, tra cambiamenti e trasformazioni.
Istat: Il tasso di disoccupazione è salito al 6,0%. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è aumentato significativamente, raggiungendo il 19,0%. Il numero di occupati è diminuito leggermente su base mensile dello 0,1%. Guardando al confronto annuale (marzo 2025 rispetto a marzo 2024), si registra un aumento degli occupati di 450.000 unità.
L’appello del Colle sui salari inadeguati ha fatto centro. Mattarella ha chiesto un forte impegno contro le morti bianche
La Meloni e l’Europa: apprezzamenti e critiche.
L’eurodeputato Glucksmann: “O l’Europa si riarma o soccomberà a Putin. Meloni? Troppo vicina a Trump, non può avere ambizioni nella Ue”
Tajani a El Mundo: “Meloni è una leader conservatrice ma non è di estrema destra”
Meloni: “Bisogna riavvicinare Usa e Ue, conviene a entrambi. Tregua tre giorni è insufficiente”
I sondaggi della settimana, riprende a salire il partito della Meloni.
Fratelli d’Italia 30,3% (+0,3) Partito Democratico 22,0% (=) Movimento 5 Stelle 12,4% (-0,1) Lega 8,8% (+0,1) Forza Italia 8,7% (-0,1) Verdi e Sinistra 6,2% (-0,2) Azione 3,4% (-0,2) Italia Viva 2,7% (+0,2) +Europa 1,7% (-0,2) Noi Moderati 1% (+2)
Gerusalemme prende fuoco.
Incendio sui monti a ovest di Gerusalemme, Hamas ai palestinesi: “Bruciate tutto”
“Incendiate tutto ciò che è vicino agli insediamenti”
Blackout in Spagna e Portogallo, 5 secondi e tutto si è bloccato.
La Spagna ha subito un calo massiccio e improvviso nella fornitura di elettricità, perdendo circa 15 gigawatt di potenza in pochi secondi, circa il 60% della domanda nazionale.
Enorme blackout in Spagna e Portogallo, «la causa potrebbe essere un raro fenomeno atmosferico». Sanchez: «Non è esclusa alcuna ipotesi». Fermi arei, treni e metropolitane
Black-out in Spagna e Portogallo, interrotti tutti i servizi, internet down. Si ignora la ragione. Hacker?
Blackout in Spagna, metafora di una Europa che non c’è più
Blackout in Spagna e Portogallo, cosa è successo e cosa sappiamo. Paesi senza elettricità per quasi 24 ore
«L’energia prodotta senza controlli è un problema»
Guerra Ucraina: dove sta andando?
Trump ricuce con Zelensky: “Vuole un accordo”. E sulla Russia: “Deluso da Putin, smetta di sparare e tratti”
Ucraina, Putin annuncia tregua di tre giorni tra il 7 e il 10 maggio. Kiev: “Vuole la pace? Subito stop di almeno un mese”
Giornalista ucraina uccisa in Russia. Torturata e corpo senza organi restituito alla famiglia.
La vicenda della giornalista ucraina morta in cella in Russia, evidenti segni di tortura sul corpo restituito alla famiglia
India contro Pakistan nuovo fronte di guerra?
Il ministro della Difesa del Pakistan prevede una imminente incursione militare indiana
Elezioni in Canada, eletto primo ministro Mark Carney.
Mark Carney, chi è il Mario Draghi canadese eletto primo ministro
L’inflazione sale anche in Italia.
Istat, ad aprile inflazione sale al 2%. Carrello della spesa a +2,6%
Banche, Mediobanca presenta Ops per Banca Generali da 6,3 miliardi
Enel assume 15 giovani già all’ultimo anno di Ingegneria a L’Aquila. Terza edizione Apprendistato Duale di Alta Formazione e Ricerca
L’immigrato pedala, il padrone si fa ricco: Deliveroo vale 3,6 miliardi di dollari
Crisi dei quotidiani, la tempesta perfetta.
La crisi non è un evento singolo, ma il risultato di una convergenza di fattori. Da un lato, assistiamo a cambiamenti epocali esterni al settore. Dall’altro lato, il settore dei quotidiani ha spesso faticato ad adattarsi con agilità a questi cambiamenti.
La crisi dei giornali continua inesorabile, il mercato di carta alla soglia del milione, il digitale non cresce
I dazi americani potrebbe portare ad una recessione mondiale
Che la guerra commerciale dei dazi messa in campo dal Presidente Trump possa provocare una recessione mondiale è diventata ormai una prospettiva che in molti ritengono probabile. “Secondo la maggior parte degli economisti intervistati in un sondaggio Reuters, quest’anno ci sono alti rischi che l’economia globale scivoli in recessione. Secondo alcuni, i dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno danneggiato il sentiment delle imprese”. Sempre sulla Reuters si legge che “solo tre mesi fa, lo stesso gruppo di economisti che copriva quasi 50 economie aveva previsto che l’economia globale sarebbe cresciuta a un ritmo forte e costante”. L’impatto dei dazi è quindi devastante un po’ per tutti. “Si prevede che i progressi compiuti dalle banche centrali negli ultimi due anni nel contenere la peggiore impennata di inflazione globale degli ultimi decenni, aumentando rapidamente i tassi di interesse, subiranno un arresto a causa dei dazi, che gli economisti concordano essere inflazionistici”.
L’economia statunitense si contrae nel primo trimestre
La guerra dei dazi scatenata dal Presidente degli Stati Uniti Trump sembra essere stata una mossa troppo azzardata. “L’economia statunitense ha subito una contrazione per la prima volta in tre anni nel primo trimestre, travolta da un’ondata di importazioni mentre le aziende si affrettavano a evitare costi più elevati dovuti ai dazi e alla natura dirompente della politica commerciale spesso caotica del presidente Donald Trump”. A scriverlo è l’agenzia stampa della Reuters in riferimento al rapporto sul prodotto interno lordo del Dipartimento del Commercio. Una doccia freddissima per la nuova amministrazione americana. “Trump ha trionfato lo scorso novembre grazie alla rabbia degli elettori per l’economia, in particolare per l’inflazione. La fiducia dei consumatori è vicina ai minimi degli ultimi cinque anni e il sentiment delle imprese è crollato”. Ma Trump va per la sua strada, afferma che è tutta colpa di Biden e che i suoi primi 100 giorni sono i migliori di sempre.
Wall Street crolla ma poi chiude in rialzo
Dopo le anticipazioni in riferimento al rapporto sul prodotto interno lordo del Dipartimento del Commercio americano Wall Street crolla. Sulla Reuters si legge che “il Dow Jones e l’S&P 500 hanno chiuso in rialzo mercoledì dopo un rally tardivo, annullando i cali registrati per gran parte della sessione dopo che i dati avevano mostrato che l’economia si era contratta nel primo trimestre per la prima volta in tre anni”. Dunque, un recupero che ha cercato di rattoppare una situazione complicata. “Sia i dati sul PIL che quelli sulla spesa dei consumatori sembrano essere stati influenzati dalla guerra commerciale, poiché aziende e consumatori hanno anticipato la spesa per evitare i dazi. I rapporti di mercoledì si aggiungono a una serie di dati pubblicati questo mese che hanno evidenziato prospettive sempre più incerte per l’economia statunitense, mentre cominciano a farsi sentire le conseguenze delle tariffe elevate e dell’imprevedibile politica commerciale dell’amministrazione Trump”
Prezzo dell’oro in aumento, i dazi alimentano la domanda
Oro, oro, oro, e ancora oro. Il bene rifugio più rifugio che ci sia. “Gli analisti di un sondaggio trimestrale condotto da Reuters hanno previsto per la prima volta un prezzo medio annuo dell’oro superiore ai 3.000 dollari, con le tensioni commerciali globali e un allontanamento dal dollaro statunitense che alimentano la domanda. Il sondaggio condotto da 29 analisti e trader ha prodotto una previsione mediana di 3.065 dollari l’oncia troy d’oro per quest’anno, in aumento rispetto ai 2.756 dollari previsti in un sondaggio di tre mesi fa. Il prezzo stimato per il 2026 è salito a 3.000 dollari da 2.700 dollari”. Le dinamiche economiche e finanziarie in corso sono molto chiare. E se l’oro vola, “l’argento, nel frattempo, ha registrato una performance inferiore a quella dell’oro, con un rialzo del 12% dall’inizio dell’anno, poiché non beneficia degli acquisti delle banche centrali, mentre la domanda per investimenti è stata frenata dalle preoccupazioni sulla crescita”.
Crisi americana nel primo trimestre? Trump scarica le colpe su Biden
L’economia degli Stati Uniti si contrae nel primo trimestre. Dati che preoccupano. Ma il presidente Trump rilancia ancora. Sul Corriere della Sera si legge che “l’economia americana rallenta. Il Pil nel primo trimestre si è contratto dello 0,3%, oltre le attese degli analisti che scommettevano su un -0,2%. Per il Pil si tratta della prima contrazione dal 2022. Negli ultimi tre mesi del 2024 l’economia era cresciuta del 2,4%. Il presidente Trump ha cercato di scaricare sulla presidenza Biden la responsabilità della contrazione dell’economia Usa, sostenendo che l’economia statunitense avrà «un boom», solo che «ci vorrà un po’ di tempo»”. Vedremo quel che succederà, intanto però “Wall Street riduce il calo dopo aver aperto in rosso. Il Dow Jones perde lo 0,94% a 40.146,69 punti, il Nasdaq cede l’1,77% a 17.153,60 punti, mentre lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,26% a 5.490,86 punti”. Per approfondire la notizia cliccare al link qui sotto.
Il Conclave inizierà mercoledì 7 maggio
E dopo il funerale di Papa Francesco, adesso è stato convocato il Conclave che inizierà mercoledì 7 maggio. “La prima votazione, e quindi la prima fumata, ci sarà il 7 maggio pomeriggio”, si legge in questo articolo su Blitz Quotidiano, “la mattina i cardinali parteciperanno alla messa ‘Pro eligendo Pontefice’, quindi nel pomeriggio l’ingresso in Sistina”. Al momento non ci sono assenze tra i cardinali. Alcuni hanno comunicato che arriveranno in ritardo a Roma per problemi di salute, ma ci saranno. Sempre in questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano si legge che “avendo più di 80 anni sia il cardinale decano Giovanni Battista Re che il vice decano Leonardo Sandri, le operazioni in Conclave saranno presiedute dal cardinale Pietro Parolin. Il cardinale Re presiederà invece la messa ‘Pro eligendo Pontifice’. Sembra chiudersi anche il dossier Becciu, che ha deciso: “Obbedisco a Francesco, non sarò al Conclave”.
I dubbi del Conclave e dei suoi 135 cardinali
Chi eleggeranno i 135 cardinali riuniti in Conclave? Serve un Papa Riformista o un Papa Conservatore? “Lasciamo da parte le cordate”, sostiene il cardinale Francois Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio. Importante è sapere che cosa serva alla Chiesa in questo momento. Non si tratta di essere riformisti o conservatori. L’importante è studiare i problemi e cercare di capire chi potrà essere il nuovo pontefice in grado di risolverli” scrive Bruno Tucci su Blitz Quotidiano. “Nei Palazzi di Roma, tanto per non venir meno alla consuetudine, si parla dei pro e dei contro: si è più bravi se si seguirà il pensiero di Bergoglio. Nessuno mette in discussione il grande merito di Francesco, ma il tempo scorre e non si possono fare paragoni che non hanno senso. Sarebbe come porre a confronto il papato di Pio XII con quello di Benedetto XVI”. Tutto l’articolo pubblicato su Blitz Quotidiano al link qua sotto.
Il Conclave, pane per i denti dei complottisti di tutto il mondo
Il Conclave visto dalla parte dei complottisti. “Io adoro i complottisti, li avete presenti? Sono quelli che mentre girano il sugo buttano un occhio su Facebook e prima di andare a tavola ti spiegano perché è stato ucciso Kennedy, avete capito chi sono? Bene”. A scrivere è Antonio Buttazzo in questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano. “Siccome mi piacciono da morire le loro storie, gli suggerisco un tema che sono certo ha delle potenzialità enormi: la nullità del Conclave e quindi della elezione del prossimo Pontefice”. Ovviamente la questione è quella che ha coinvolto il cardinale Becciu. Tra il serio ed il faceto un articolo che entra nella degenerazione che provocano fake e contro fake, un mondo reale che smette di esistere, mentre un mondo che non esiste lo diventa. “Io sono certo che l’eventuale esclusione di Becciu, porterà tante soddisfazioni a quelli che come me apprezzano questi ballisti compulsivi”.
Le correnti politiche all’interno del Conclave
Il 7 maggio inizia il Conclave per eleggere il nuovo Pontefice. I cardinali stanno arrivando a Roma da tutto il mondo. Ma quali sono le correnti politiche che si confronteranno all’interno della Cappella Sistina? Prova a individuarne alcune Lorenzo Briotti in questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano. “Innanzitutto c’è da dire che il conclave inizierà il prossimo 7 maggio con una messa e non sarà un conclave lungo. A dirlo è il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, ossia quella che fu la diocesi di Joseph Ratzinger. Marx è rappresentante di un episcopato cruciale e allo stesso tempo “avanzato” come quello tedesco, di cui è stato anche presidente. Per Marx, uno dei tre cardinali tedeschi che voteranno nella Sistina e già stretto collaboratore di Francesco, il futuro Papa deve essere comunicativo e deve “mettere al centro la credibilità del Vangelo”. In altre parole, una sorta di “continuatore” del Pontefice scomparso.”
L’omelia del cardinale Re ai funerali di Papa Francesco
I funerali di Papa Francesco sono stati un evento anche mediatico di straordinaria rilevanza. Tutto il mondo era presente in Piazza San Pietro. L’abbraccio del colonnato del Bernini ha fatto da testimone all’omelia del cardinale decano Giovanni Battista Re. “Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole”. Parole che hanno emozionato i fedeli. Parole che probabilmente sono risuonate anche nelle coscienze dei molti leaders presenti. “Costruire ponti e non muri’ è un’esortazione che egli ha più volte ripetuto e il servizio di fede come Successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni” ha poi aggiunto il cardinale Re: forse un monito per il Conclave.
Funerali di Papa Francesco, un sabato nella storia
I funerali di Papa Francesco non verranno dimenticati tanto facilmente. “Sabato 26 aprile 2025, una giornata storica. Così l’ha definita Giorgia Meloni. È una espressione eccessiva, un autoelogiarsi per essere stata lei l’artefice di un giorno così importante per il futuro di noi tutti, per la riconquista della pace?”. Se lo domanda Bruno Tucci in questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano. “Per rispondere ad un interrogativo così impegnativo, bisogna solo ricordare i fatti. A Roma, giunge una folla di quattrocentomila persone che vuole dare l’addio al Papa degli umili. Insieme con loro ci sono tutti i potenti della terra e dieci reali. Oltre all’esercito dei cardinali che dovranno decidere chi sarà il successore di Francesco. È un funerale senza precedenti. Piazza San Pietro, via della Conciliazione e le strade intorno sono gremite fino all’inverosimile. Nessuno vorrebbe mancare a questo storico appuntamento”. Per leggere tutto l’articolo di Tucci cliccare nel link qua sotto.
Chi verrà dopo Papa Francesco?
Fatti i funerali di Papa Francesco adesso tutti gli interessi si spostano sul Conclave. Chi sarà il nuovo Pontefice? Se lo domanda Franco Manzitti in questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano. “Scegliere il successore di Papa Francesco non sarà come è sempre stato nominare un nuovo Sommo Pontefice di Santa Romana Chiesa. Anche se il cardinale tedesco GerhardMueller, capo dei conservatori, precisa che il problema non è quello di scegliere chi viene dopo Francesco, ma piuttosto decidere chi sarà il prossimo successore di san Pietro Fondatore della Chiesa, sottolineando che il tema non è se continuare nella strada tracciata da Bergoglio, ma piuttosto stare nelle sacre regole che stabiliscono chi siede sul supremo soglio”. Sarà un Conclave non semplice, difficile perché l’eredità di Francesco è di quelle che pesano e perché il contesto internazionale richiede un’elezione senza margini di errore. Per leggere tutto l’articolo di Franco Manzitti cliccare nel link qua sotto.
I potenti del mondo ai funerali di Papa Francesco
Tutti volevano essere ai funerali di Papa Francesco. Il Vaticano si è trasformato nel centro del mondo. Momento pieno di emozioni ma anche denso di significato politico. “Almeno 150mila le persone arrivate nell’area di San Pietro per assistere alle esequie di papa Francesco. 140 le delegazioni che hanno già fatto accesso in Vaticano. E’ la stima che emerge dal Centro per la gestione della sicurezza dell’evento della Questura di Roma”. Ed è stata pure l’occasione per alcuni confronti politici che rimarranno nella Storia. Soprattutto il faccia a faccia tra il Presidente degli Stati Uniti e quello dell’Ucraina. Ma è stata anche l’occasione per Trump e la presidente della commissione Urusla Von der Leyen di stringersi la mano sul sagrato della Basilica di San Pietro poco primo dell’avvio della cerimonia. Il punto vero è capire adesso se a questa giornata di speranza seguiranno gli auspicati accordi di pace per l’Ucraina.
I funerali di Papa Francesco meglio dell’Onu
In questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano, Bruno Tucci scrive che dopo i funerali di Papa Francesco adesso la Chiesa si interroga sul futuro. “Cioè sulla elezione del nuovo Papa. Come dovrà essere? Sui mezzi di informazione si dibatte addirittura sul colore della pelle. Sarà nero, con gli occhi a mandorla o con i lineamenti europei? Più semplicemente, un rivoluzionario come lo è stato Bergoglio o si sceglierà un cardinale che riporterà l’ordine di una volta. Progressista o conservatore? Riformista o che altro? Dovrà comunque essere un pontefice che salverà la chiesa da tutti coloro che la vogliono vuota e vulnerabile”. Molte domande centrali, per la Chiesa e non solo. Vedremo chi sarà il nuovo Papa. Per adesso sappiamo solo che il Conclave è stato convocato per il 7 maggio. Tutti in attesa della fumata bianca. Per leggere tuto l’articolo di Bruno Tucci cliccare nel link qua sotto.
Trump e Zelensky, la fotografia che entra nella Storia
Tutti ricordiamo la sceneggiata della Casa Bianca tra il Presidente americano Trump e il Presidente Zelensky. Ai funerali in Vaticano il faccia a faccia tra i due si è ripetuto. Altro clima, altre atmosfere. “Stavolta, testa a testa, faccia a faccia, seduti l’uno di fronte all’altro, chinati l’uno verso l’altro, il linguaggio dei corpi, non le parole, invitano tutto il mondo a sciogliere almeno per un po’ quel groppo di ansia e preoccupazione che da tre anni paralizza anche la sola capacità di sperare”, scrive Amedeo Vinciguerra in questo articolo su Blitz Quotidiano. Non possiamo ancora sapere se quel faccia a faccia avrà esiti importanti. Una fotografia “a dispetto dell’unico assente ingiustificato Putin, che nelle stesse ore annunciava vittoria per celebrare la presa di Kursk. Orrore, morte, “inutile strage” per citare un predecessore, mai come oggi gli ori e i marmi, lo splendore della basilica assomigliano all’”ospedale da campo” invocata da Francesco per la sua Chiesa”
L’epoca di Papa Francesco davanti alle prepotenze del mondo
“Cesare e Cristo nell’epoca di Francesco: cosa ci riserva il mondo in un tempo di prepotenze. Papa Francesco non ha mai pensato di occuparsi dei problemi di “Cesare”: nauseato dai diffusi fenomeni di corruzione all’interno delle società moderne e turbato dal lusso di alcuni membri della Chiesa”. A scriverlo è Giorgio Oldoini su Blitz Quotidiano in questo articolo introdotto da questa pillola. “Egli si è limitato a citare le parole di Cristo disprezzando il denaro come sterco e considerandolo la causa delle guerre”. Papa Francesco contro le guerre. Ma Giorgio Oldoini aggiunge che “durante una guerra civile in toscana entrambe le fazioni armate si inchinarono al Santo e la lotta fu per qualche tempo sospesa. Purtroppo, Papa Francesco non ha avuto successo in questa missione, ai nostri giorni diventata impossibile”. La dura e cruda realtà di una Chiesa che davanti alle guerre registra un limite insuperabile, almeno fino a questo momento.
Primo Maggio, Presidente Mattarella: “Gli stipendi sono troppo bassi”
Primo Maggio, festa del lavoro. Su Blitz Quotidiano Bruno Tucci scrive che “Alla vigilia del primo maggio, il presidente della Repubblica ha voluto affrontare questo delicatissimo problema. “Gli stipendi sono troppo bassi”, ha riconosciuto Sergio Mattarella. E’ un problema che deve essere risolto al più presto per evitare che la povertà continui a crescere”. Ma quando si parla di lavoro si parla anche di sicurezza: “Mattarella ha pure ricordato – nel suo intervento in una azienda di Latina – il terribile tema delle morti sul lavoro. “C’è poca sicurezza”, ha ripetuto più volte il capo dello Stato. Il governo deve tener presente questa tragedia ed evitare che ogni mese si debbano contare tante vittime. In parole più semplici, le leggi debbono cambiare, le norme si debbono adeguare e non si può pensare di rimandare alle calende greche una così alta preoccupazione”. Per leggere tutto l’articolo di Bruno Tucci cliccare al link qua sotto.
Mattarella e l’appello su stipendi bassi e sicurezza sul lavoro
In riferimento all’intervento del presidente della Repubblica sul Primo Maggio, Enrico Pirondini scrive su Blitz Quotidiano che “Il j’accuse del presidente Mattarella ha colpito nel segno. L’appello del Colle (“stipendi troppo bassi, così le famiglie stentano”) è stato prontamente raccolto, così pare, su entrambe le sponde. Il governo ha accelerato la sua tempistica per preparare un decreto-legge per la sicurezza sul lavoro. Elly Schlein non si è fatta attendere: ha promesso solennemente che “col Pd al governo salario minimo e sconti in bollette”. Allora tutto bene? Un po’ di cautela è doverosa”. Il tema del lavoro, soprattutto in questa nuova epoca nella quale viviamo, diviene centrale, e con se anche la questione drammatica della sicurezza. “L’esecutivo sta mettendo a punto il provvedimento tanto atteso. Se ne parla da giorni a Palazzo Chigi con il Ministero dell’Economia e del Lavoro incaricato di individuare le risorse da destinare alla sicurezza dei lavoratori”.
Elly Schlein: “Bisogna approvare subito il salario minimo”
“In un’intervista a Repubblica, la segretaria del partito Democratico Elly Schlein ha attaccato la Meloni. Per la leader democratica, la premier “sembra occuparsi di tutto tranne che dei veri problemi del Paese, mentre Mattarella si dimostra come sempre in sintonia con le preoccupazioni degli italiani. La questione salariale è gigantesca, lo dimostrano i dati”. Inizia così questo articolo a firma di Amedeo Vinciguerra pubblicato su Blitz Quotidiano. La segretaria del Partito Democratico interviene nel dibattito seguito alle parole del presidente della Repubblica Mattarella in occasione del Primo Maggio. “La Schlein ha proseguito: “Meloni è specializzata nel raccontare un’Italia che non esiste, un mondo fantastico in cui da quando c’è lei a Palazzo Chigi va tutto bene e i treni arrivano in orario. La realtà però la smentisce, svela uno spaventoso aumento delle diseguaglianze”. Con i dazi di Trump “occorre rilanciare la domanda interna, quindi aumentare i salari. Bisogna approvare subito il salario minimo”.
Mondo del lavoro, siamo già nel pieno del cambiamento
Il Primo Maggio. Ma come sta cambiando il lavoro? La domanda è centrale e purtroppo non sono in molti a porsela. “Un tempo bastava arrivare puntuali al lavoro, svolgere i propri compiti e staccare la spina alla fine della giornata. Oggi non è più sufficiente, perché mentre l’uomo accende il computer, l’intelligenza artificiale ha già risposto a tre e-mail, preparato due riunioni e abbozzato un rapporto mensile. Benvenuti nell’era del progresso algoritmico, in cui le macchine non solo trasportano carichi pesanti, ma pensano, decidono e talvolta persino contribuiscono alla progettazione”. Siamo in tempi di profonde trasformazioni, e l’innovazione fa la sua parte. “Il mondo del lavoro non sta semplicemente affrontando un cambiamento, ma è già nel pieno di esso. L’intelligenza artificiale e la digitalizzazione hanno iniziato a minare le fondamenta delle professioni classiche, a riorganizzare i processi e a trasformare completamente la realtà lavorativa”. Per leggere questo articolo di Amedeo Vinciguerra cliccare al link qua sotto.
Il quotidiano tedesco Bild abbraccia la Meloni
La Meloni si guadagna l’abbraccio del quotidiano tedesco Bild. “All’improvviso l’Italia sembra essere molto più di una semplice meta turistica baciata dal sole, con pizza e pasta, mare e moda e caos politico. La populista di destra Meloni è già considerata da molti il capo segreto dell’Europa” scrivono i tedeschi. E non è riconoscimento di poco conto definire la presidente del Consiglio “il capo segreto dell’Europa”. Blitz Quotidiano, in riferimento proprio a questo articolo, ha scritto che “il quotidiano analizza anche la crescita di Meloni negli ultimi anni, sottolineando come abbia imparato a prendere le distanze da sue passate dichiarazioni “non sempre chiare sul rapporto con il fascismo del dittatore Benito Mussolini”. Inoltre, “a differenza dell’AfD in Germania o dei nazionalisti attorno a Marine Le Pen in Francia, Meloni ha combinato l’ideologia di destra con i valori cristiani”. Per leggere l’articolo di Silvia Di Pasquale basta cliccare sul link qua sotto.
Raphaël Glucksmann, eurodeputato francese: “La Meloni troppo vicina a Trump per avere ambizioni in Europa”
Raphaël Glucksmann, eurodeputato e leader della sinistra francese ha le idee molto chiare. In una recente intervista rilasciata alla Stampa e ripresa in questo articolo da Blitz Quotidiano, “ha parlato del piano di pace di Trump e del riarmo europeo. Secondo l’eurodeputato, il piano di pace di Trump per l’Ucraina è “un coltello messo sotto la gola degli europei, una convalida della guerra russa, insieme al fatto che si possono cambiare le frontiere europee invadendo il proprio vicino”. Per quanto riguarda invece la presidente del Consiglio dei Ministri, ha affermato che “vuole essere l’europea più vicina all’amministrazione americana e questo la mette in contraddizione con le sue ambizioni nell’Ue”. Per Glucksmann un mancato riarmo dell’Ue “rappresenterebbe per la Russia un invito a un’aggressione militare diretta all’Europa nei prossimi anni”. Al link qua sotto la possibilità di leggere tutto l’articolo a firma di Lorenzo Briotti.
Il ministro Tajani intervistato da El Mundo: “La Meloni non è di estrema destra”
Blitz Quotidiano riporta alcuni passaggi di un intervista rilasciata dal ministro degli Esteri Tajani al quotidiano El Mundo. “Meloni non è di estrema destra. Non è possibile applicare nei suoi confronti il cordone sanitario di cui ha parlato Sanchez (il premier socialista della Spagna ndr). Se non rendiamo l’Europa più competitiva i populisti avranno più voti” ha dichiarato Tajani. “Il nostro partito”, ha aggiunto riferendosi al PPE, “è il protagonista della stabilità dell’Unione europea. E con la nostra forza dobbiamo fare una rivoluzione pacifica per cambiare l’Europa, introducendo grandi riforme per avvicinare le istituzioni ai cittadini: dobbiamo eleggere direttamente un solo presidente del Consiglio e della Commissione, più decisioni a maggioranza al posto dell’unanimità e assicurare al Parlamento il potere di iniziativa legislativa. Quindi cambiare il Green Deal”. L’artico di Blitz Quotidiano a firma di Amedeo Vinciguerra è disponibile al link qua sotto.
La Meloni al Corriere della Sera: “L’ho detto a Trump e ai leader: è necessario rinsaldare l’Alleanza atlantica”
La presidente del Consiglio Meloni ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Ripresa da Blitz Quotidiano si legge che la presidente, tra le altre cose, ha rilanciato l’esigenza di ricucire i rapporti tra Usa e Europa: “L’ho detto a Trump e ai leader: è necessario rinsaldare l’Alleanza atlantica non solo militarmente, è giusto che l’Europa contribuisca in maniera più marcata alla propria sicurezza. E penso che serva riavvicinare Usa e Ue, anche perché nel frattempo altre potenze si stanno facendo avanti per prevalere negli equilibri mondiali, e non credo convenga né all’Europa né agli Usa che accada”. Parole chiare che ribadiscono l’ambizione di diventare l’anello di congiunzione tra Europa e Stati Uniti. Ambizione diplomatica molto difficile da raggiungere, perché gli altri colleghi europei non la riconoscono come tale e gli equilibri all’interno della UE sono molto importanti per mantenere l’unità del vecchio continente. Per leggere tutto l’articolo di Giuseppe Avico cliccare sul link qua sotto.
Bruciano le colline di Gerusalemme
Grossi incendi stanno interessando le colline di Gerusalemme, in 7mila costretti a lasciare le loro case. Su Repubblica si legge che “la gente fugge a piedi sull’autostrada tra colonne di fumo e fiamme che lambiscono la via di collegamento più importante, adesso paralizzata come l’intera regione centrale di un Paese che si sta chiedendo se il primo fuoco sia stato appiccato dalla mano di qualcuno o sia invece conseguenza dello Sharav, l’ondata anomala di caldo secco. Benjamin Netanyahu intanto lancia l’allarme: Il vento da ovest può facilmente spingere il fuoco verso i quartieri alla periferia di Gerusalemme e persino verso la città stessa”. Situazione molto difficile al punto che “il ministro degli Esteri israeliano chiede aiuto alla comunità internazionale. Squadre di vigili del fuoco arriveranno in supporto da Grecia, Cipro, Croazia, Bulgaria e anche Italia, ma non prima di questa mattina per via delle limitazioni notturne di volo dei Canadair”.
Bruciano le colline di Gerusalemme, mentre Hamas spera in una Intifada degli Incendi
Gerusalemme brucia. Un grosso incendio sta mettendo a dura prova Israele. Le colline che circondano la città santa stanno bruciando. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha dichiarato “emergenza nazionale”. Oltre 7mila persone hanno già dovuto lasciare le loro case minacciate dalle fiamme. Ed in questo caos generale Hamas coglie la palla al balzo: “Incendiate tutto ciò che potete vicino agli insediamenti” diventano le parole d’ordine contro Israele. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sostenuto che la citta potrebbe essere raggiunta dai roghi. “Intanto”, si legge in questo articolo del Fatto Quotidiano, “tre persone sono già state arrestate con l’accusa di incendio doloso”. La guerra in corso nella Striscia di Gaza è anche tutto questo, cioè sfruttare ogni possibilità per creare danni al proprio avversario. “Il partito armato ora spera in una sollevazione di massa della popolazione palestinese in Israele e nei Territori Occupati che provochi il caos, dando vita a una Intifada degli incendi”.
Blackout in Spagna e Portogallo
Blackout in Spagna e Portogallo, “caos per treni, aeroporti, metropolitane e reti telefoniche”. Situazione molto difficile. In questo articolo pubblicato sul Corriere della Sera si legge che “le cause del blackout – il peggiore della storia recente della Spagna – non sono ancora accertate, secondo quanto dichiarato dal premier spagnolo Pedro Sanchez in un discorso alla nazione. «Non si può escludere nessuna ipotesi», ha detto, prima di chiedere alla popolazione di mantenere la calma e seguire le indicazioni: «Le prossime ore saranno critiche»”. Secondo l’operatore di rete portoghese Ren “citato dall’agenzia Reuters, la ragione sarebbe legata a un raro fenomeno atmosferico: a causa delle estreme variazioni di temperatura nelle zone interne della Spagna, si sono verificate oscillazioni anomale nelle linee ad altissima tensione, un fenomeno noto come vibrazione atmosferica indotta”. Per leggere tutto l’articolo del Corriere della Sera cliccare al link qua sotto.
Blackout in Spagna e Portogallo, interrotti tutti i servizi. Hacker?
Il quotidiano El Pais riferisce che “un massiccio black-out sta interessando Spagna, Portogallo e sud della Francia. L’erogazione elettrica in Spagna è stata interrotta intorno alle 12.50. Interrotti tutti i servizi di collegamento Internet in tutta la penisola iberica. Le principali compagnie elettriche non hanno dato spiegazioni dell’interruzione del servizio”. In Portogallo, il black-out ha reso difficili le comunicazioni in tutto il paese, da nord a sud. Ripercussioni si sono avute anche in alcuni comuni del sud della Francia, non lontano dal confine spagnolo, in particolare in Occitania, soprattutto nella zona di Perpignan, la cosiddetta Catalogna francese. “Il ministro portoghese per la Coesione territoriale non esclude che il black-out energetico che ha colpito il Portogallo potrebbe essere dovuto a un attacco informatico, aggiungendo che il disagio colpisce anche Spagna, Francia e Germania”. Al link qua sotto tutto l’articolo pubblicato su Blitz Quotidiano.
Il blackout ferma Spagna e Portogallo ma non la politica italiana
La Spagna e gli altri Paesi coinvolti dal grande blackout stanno lentamente tornando ad una condizione di normalità. Bruno Tucci scrive che “è come se fossimo tornati ad un secolo fa. Un immobilismo assoluto. Una incredibile “zona d’ombra” come titola stamane in prima pagina Il Manifesto. Che cosa è successo? Con sicurezza nessuno lo sa. Però, un fatto è certo: si possono fermare due, tre Paesi”. Ma non è solo il blackout a interessare questo articolo pubblicato su Blitz Quotidiano. “Solo la nostra politica non ha soste. Sono stati sufficienti due giorni per onorare la memoria di un Papa. Poi, il ritornello ha ripreso a suonare con le polemiche che non hanno un attimo di tregua. A parte Macron (il prezzemolino in ogni minestra del vecchio continente) ecco tornare alla ribalta Elly Schlein che suona la carica ed è convinta che Giorgia Meloni senta sul collo il fiato dell’opposizione”, scrive ancora Bruno Tucci.
Blackout in Spagna e Portogalli, non si conoscono ancora le cause
Blackout in Spagna e Portogallo, non sappiamo ancora cos’è successo con precisione. Ad oggi “l’elettricità è stata ripristinata in oltre il 99 per cento della Spagna continentale dopo il massiccio blackout che ha colpito la penisola iberica e il Portogallo”, si legge su Blitz Quotidiano. “Le cause di quanto accaduto sono ancora incerte con il premier Pedro Sanchez che ha presieduto riunioni di emergenza, senza togliere dal campo nessuna ipotesi: “Nulla può essere escluso”. Neanche un sabotaggio o un attacco hacker, come nelle prime ore si era ipotizzato, anche se nel corso della giornata l’Agenzia Cyber Ue ha scartato la possibilità di un attacco, parlando di un “guasto”. Allo stesso tempo il premier spagnolo ha invitato la popolazione a “non speculare” sul blackout non dando credito alle teorie del complotto presenti in Rete”. Per tutto l’articolo a firma di Lorenzo Briotti basta cliccare sul link qua sotto.
Blackout Spagna e Portogallo, il Corriere della Sera intervista l’esperta Susanna Dorigoni
Il Blackout in Spagna e Portogallo ha scatenato una serie infinite di polemiche di ogni natura, alcune inutili ed altre invece centrali. Sul Corriere della Sera è stato pubblicata un’intervista a Susanna Dorigoni, docente di Economia dell’energia alla Bocconi e alla Bicocca. “Per la stabilità della rete è cruciale avere anche una produzione programmabile, che possa aumentare o diminuire rapidamente la potenza in uscita per mantenere la frequenza entro certi limiti, come gli impianti a gas, l’idroelettrico e il nucleare. E il fatto che questi ultimi rappresentassero una piccola parte del mix ha contribuito a causare l’estensione del blackout e a ritardare la rimessa in funzione della rete”. È colpa delle rinnovabili? “Non direttamente”, risponde Susanna Dorigoni, “il tema è saperle e poterle integrare nel mix di generazione”. E poi aggiunge: “L’integrazione dei piccoli impianti fotovoltaici nel sistema richiede investimenti per consentire alla rete di mantenere la stabilità”.
Dopo i funerali in Vaticano, Trump e Zelensky sembrerebbero più vicini
Qualcuno ha parlato di miracolo. Chi lo sa. Quel che pare certo è che il faccia a faccia tra Zelensky e Trump sia andato bene. “Donald Trump si dice molto deluso dalla Russia aggiungendo che il presidente Vladimir Putin dovrebbe smettere di sparare e trattare. Per Trump, Volodymyr Zelensky è invece più calmo e vuole un accordo”. Parole chiare che sembrano preannunciare una svolta del Presidente americano. “Lo stallo sulla pace, a Washington viene vissuto con crescente insofferenza. Da qui la nuova richiesta alle parti in conflitto di accettare concessioni reciproche entro la prossima settimana. I colloqui tra Zelensky, Trump e i leader dei volenterosi, a margine dei funerali del Papa, hanno in qualche modo reindirizzato la pressione diplomatica verso la Russia”. Trump ha poi accusato Putin di “prendere in giro” gli sforzi di pace con i suoi raid sui civili, e minacciando nuove sanzioni.
Putin propone un cessate il fuoco di tre giorni
Dopo il faccia a faccia di San Pietro tra Trump e Zelensky c’è stata una prima reazione di Putin. Sul Fatto Quotidiano si legge che il Presidente russo ha proposto un “cessate il fuoco di tre giorni per l’80esimo anniversario della vittoria della Grande Guerra Patriottica”. Putin “propone una nuova tregua con l’Ucraina per festeggiare la sconfitta del nazifascismo e compie un altro piccolo passo verso la distensione tra i due Paesi in guerra da oltre tre anni”. Lo stop delle ostilità del Cremlino durerà dalla mezzanotte del 7 maggio fino alla mezzanotte del 10. “La reazione del presidente ucraino arriva dopo diverse ore dall’annuncio” si legge ancora sul Fatto Quotidiano, “Volodymyr Zelensky definisce la proposta di tregua di Putin un tentativo di manipolazione”. Il Presidente ucraino ha poi aggiunto che “se la Russia vuole davvero la pace, deve cessare il fuoco immediatamente”.
Putin e Netanyau nella morsa della storia secondo il punto di vista di Enrico Pirondini
“Putin e Netanyau, due potenti nella morsa della storia”. Inizia così questo articolo a firma di Enrico Pirondini pubblicato su Blitz Quotidiano: “Due leader alla resa dei conti” continua Pirondini, “D’ora innanzi è vietato bluffare anche se il tentativo di imbrogliare è rimasto forte . Lo zar finge magnanimità lanciando la mini tregua di tre giorni in realtà per poter festeggiare in santa pace “il giorno della vittoria” come chiamano al Cremlino la fine della Seconda Guerra Mondiale (9 maggio). Per il presidente Putin si tratta di una occasione per affermare il suo potere con tutta la forza possibile della propaganda. Bibi invece, sul banco degli imputati all’Aja, è chiamato a rispondere della gestione della crisi umanitaria a Gaza davanti ai giudici della Corte Internazionale di Giustizia”. Un articolo che avvicina tra di loro Putin e Netanyau, nei loro destini, nelle scelte politiche. Ma poi c’è la Storia, la morsa della Storia, dalla quale, nemmeno loro, possono sottrarsi.
Medvedev, il falco del Cremlino, minaccia ancora Svezia e Finlandia
Medvedev, l’ex presidente Russo, il falco del Cremlino ha dichiarato che i “Paesi che hanno aderito recentemente alla Nato, Svezia e Finlandia, sono diventati automaticamente “bersagli” delle forze russe in possibili rappresaglie anche con “una componente nucleare”. In questo articolo su Blitz Quotidiano si legge che il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha dichiarato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “finirà nel modo più triste” e che le truppe russe devono concludere “con una vittoria” l’invasione dell’Ucraina e “distruggere” quello che lui, seguendo la definizione della propaganda del Cremlino, definisce “il regime neonazista di Kiev”. Ma non finisce qui. Ha aggiunto che “innanzitutto, dobbiamo completare l’operazione militare speciale in Ucraina con una vittoria e dobbiamo distruggere il regime neonazista di Kiev, ma il regime, non lo Stato, il cui destino è una questione del futuro”. Non si vedono luci di pace all’orizzonte.
Giornalista ucraina morta in Russia, restituito il corpo ai familiari
Come in ogni altra guerra da sempre, anche in quella ucraina il giornalismo paga il suo drammatico tributo. “Viktoriia Roshchyna era una giornalista ucraina nata a Zaporizhzhia nel 1996. La giovane freelance ha raccontato l’invasione russa dell’Ucraina e l’assedio di Mariupol e nel 2022 venne insignita del premio Courage in Journalism. Nel 2023, Viktoriia venne catturata dai russi all’interno dei territori occupati per poi morire durante la prigionia” si legge in questo articolo su Blitz Quotidiano. “Due anni dopo, nel febbraio scorso, il suo corpo è stato restituito alla famiglia. Un cadavere mummificato, quasi irriconoscibile. E sul quale sono rimasti indelebili i numerosi segni di tortura, così come la chiara assenza di alcuni organi interni”. C’è poco da aggiungere oltra a questo. Qua sotto il link all’articolo completo.
India contro Pakistan, siamo vicini all’inizio di un nuovo conflitto?
Si potrebbe aprire un nuovo fronte di guerra, questa volta tra India e Pakistan. La Reuters scrive che “il ministro della Difesa pakistano ha dichiarato lunedì che è imminente un’incursione militare da parte della vicina India, in seguito al mortale attacco terroristico contro i turisti in Kashmir la scorsa settimana. L’attacco ha ucciso 26 persone e ha scatenato l’indignazione nell’India a maggioranza indù, insieme a richieste di intervento contro il Pakistan a maggioranza musulmana. L’India accusa il Pakistan di sostenere la militanza in Kashmir, una regione per la quale entrambi rivendicano e per la quale hanno combattuto due guerre”. Una situazione che comincia a farsi complicata anche in questa parte del mondo. Aumentano le tensioni tra due nazioni dotate di armi nucleari e questo non è un dato positivo. Siamo dentro alla terza guerra mondiale a pezzi definita qualche anno fa da Papa Francesco?
Il Canada elegge primo ministro Mark Carney
In Canada si sono tenute nuove elezioni. Ad essere stato eletto primo ministro è Mark Carney, esponente di punta del Partito liberare canadese. “Carney, 60 anni appena compiuti, è una sorta di Mario Draghi in versione canadese. Economista, dal 2013 al 2020 è stato governatore della Banca d’Inghilterra, il primo cittadino non britannico in assoluto ad assumere tale carica. In precedenza aveva guidato il suo Paese durante la crisi finanziaria del 2008 come governatore della Banca del Canada”. Sarà lui a dover governare il Canada in questa epoca difficile e complessa, nella quale la guerra dei dazi ed il contrastato rapporto con gli Stati Uniti ne rappresentano le sfide più urgenti. “Carney ha ricevuto già le congratulazioni da parte di Ursula von der Leyen ed anche da parte dei Conservatori, pronti a collaborare in chiave anti-Trump per “difendere la sovranità” del Canada”. Per leggere tutto l’articolo pubblicato su Blitz Quotidiano basta cliccare nel link qua sotto.
Sale l’inflazione in Italia. Siamo al 2%
Ad aprile sale l’inflazione in Italia. “Secondo le stime preliminari dell’Istat”, si legge in questo articolo pubblicato su Italia Oggi, “nel mese di aprile l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e del 2,0% su aprile 2024, dal +1,9% registrato nel mese precedente” Dati che non aiutano, perché quando sale l’inflazione non è mai un bel sintomo. “Nel dettaglio, la lieve accelerazione del tasso d’inflazione si deve principalmente alla dinamica dei prezzi degli energetici regolamentati (da +27,2% a +32,9%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +1,6% a +4,4%), ma anche all’aumento del ritmo di crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +3,3% a +4,2%) e lavorati (da +1,9% a +2,3%). I prezzi degli wnergetici non regolamentati decelerano (riportando il tasso di variazione su valori negativi da +0,7% a -2,9%), come anche quelli dei Tabacchi (da +4,6% a +3,4%). Per leggere tutto l’articolo cliccare al link qua sotto.
Mediobanca lancia Ops per Banca Generali
Mediobanca si muove. In questo articolo su Italia Oggi si legge che “Mediobanca ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontario da 6,3 miliardi di euro per il 100% di Banca Generali da pagare interamente con azioni di Generali Assicurazioni, di cui Piazzetta Cuccia è il primo socio con circa il 13% del capitale sociale”. Un’operazione molto importante, che “punta a creare il campione italiano del wealth management con attivi in gestione per 210 miliardi, ricavi per 2 miliardi, capacità di crescita per oltre 15 miliardi annui portando così Mediobanca ad accelerare verso il raggiungimento dei target del piano ‘One Brand-One Culture’ che al 2026 prevede il superamento dei 4 miliardi di euro di ricavi, un Eps di oltre 1,8 euro per azione e un monte dividendi complessivo in tre anni di circa 4 miliardi”. Per leggere l’intero articolo di Italia Oggi cliccare al link qua sotto.
Enel guarda al futuro ed investe sui giovani
Enel pensa al futuro ed investe sui giovani. Lanciata la nuova “edizione del Programma sperimentale di Apprendistato Duale di Alta Formazione e Ricerca, giunto alla terza edizione con l’anno accademico 2025/2026 per consentire a 15 studenti di avviare un rapporto di lavoro subordinato come apprendisti in concomitanza con il completamento dell’ultimo anno del corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettrica”. Integrare il percorso di studi con quello in azienda è diventato un passaggio strategico per chi voglia formare una classe dirigente capace di governare le complesse dinamiche del futuro. “Il settore dell’energia è in rapida evoluzione, alle prese con sfide sempre più complesse, e per questo sono richieste competenze nuove e in linea con l’innovazione dei processi, la digitalizzazione e la sostenibilità del business. L’iniziativa con Univaq, che integra il percorso accademico con quello in azienda, oltre a rappresentare una grande opportunità per giovani talentuosi, ci consente di supportare al meglio la transizione energetica”.
Deliveroo, balzo del 17% per le azioni dopo la proposta di acquisto di DoorDash
Deliveroo, la società che consegna pasti, vede salire le proprie azioni, un balzo del 17% dopo avere ricevuto una proposta di acquisizione in contanti da 3,6 miliardi di dollari dalla società statunitense DoorDash. Sulla Reuter si legge che “le azioni hanno superato il prezzo di quotazione solo una volta, nell’agosto 2021, prima di scendere alla fine del 2021 e non riprendersi più a causa delle preoccupazioni sulla redditività del settore. Secondo quanto riferito venerdì da una fonte a Reuters, si prevede che l’accordo non incontrerà ostacoli normativi, poiché DoorDash non è praticamente presente nei 10 mercati di Deliveroo”. Comunque DoorDash dovrà confermare la proposta d’acquisto entro il 23 maggio, che nel caso avesse un esito positivo, secondo gli analisti amplierebbe significativamente la portata globale di DoorDash. Per leggere tutto l’articolo pubblicato dall’agenzia di stampa britannica Reuters cliccare nel link qua sotto.
La lunga agonia dei giornali quotidiani, crisi inesorabile.
“La crisi dei giornali continua inesorabilmente”, scrive Sergio Carli su Blitz Quotidiano. “Le vendite delle copie di carta sono vicine alla soglia del milione, esattamente 1.009.586 copie a febbraio, ultimo numero pubblicato in aprile da Ads. Un brutto salto dagli oltre 7 milioni di copie vendute negli anni ‘80”. Statistiche che testimoniano il declino. E quel che fa pensare, e soprattutto preoccupare, è l’impotenza anche del mercato digitale. “Le vendite nel mese di febbraio 2025 sono state pari a 1.009.586 copie cartacee e a 1.641.726 copie complessive comprese quelle in versione digitale. Un calo di quasi 90 mila copie che conferma che non c’è travaso dalla carta al digitale”. Dunque, se nemmeno il digitale riesce ad aprirsi come un paracadute di salvataggio c’è da domandarsi se occorre ripensare il giornalismo e l’idea di ‘quotidiano’ alla quale siamo abituati. Il futuro è già qui. Per consultare i dati delle vendite di tutti i quotidiani cliccare sul link qua sotto.