Prorogato il fermo per il padrino di Telegram, il franco-russo Pavel Durov, 39 anni, arrestato sabato scorso dalla polizia francese al suo rientro da Baku (Azerbaigian). La Procura di Parigi ha comunicato che sono 12 i capi di imputazione. Un elenco pesante: complicità in traffico di pedopornografia, droga e crimini informatici.
Nel mirino la sua app, amata dai criminali e preziosa tra i militari; una piattaforma importante (100 mila utenti al giorno solo nell’ultimo anno). Quasi 1 miliardo gli utenti attivi; Telegram garantisce sicurezza. Il social di messaggistica – e non solo – in 11 anni si è insinuato nei nostri smartphone andando anche a insidiare il primato raggiunto da WhatsApp. La piattaforma è in buona sostanza accusata di agevolare reati come frodi e addirittura di promuovere terrorismo.
Da sempre Telegram si vanta dei propri livelli di sicurezza e privacy attraverso l’anonimato degli utenti, un sistema di crittografia avanzata e la possibilità di avere chat segrete e inviare messaggi che si autodistruggono. Un baluardo di libertà anche per giornalisti, perseguitati e figure scomode.