Maretta nei partiti, burrasca nel Terzo Polo, Ruotolo imbarazza il Pd bocciando il termovalorizzatore di Roma

di Enrico Pirondini

Maretta nei partiti. Onde appuntite. Aria di divorzio Calenda-Renzi; tensioni in Cdm tra Lega e Fd sulle nomine delle aziende pubbliche; il nuovo Pd  è già diviso sul termovalorizzzatore a Roma.

Sandro Ruotolo sfida il sindaco Gualtieri , e non solo. Chiede un referendum in nome dell’ambientalismo e invita la neo segretaria Elly Schlein a cambiare nome al Pd. Ruotolo ha già pronto il nome (“Partito democratico del Lavoro”) e pure l’acronimo (“PDL”).

Lo ha detto  martedì 11 aprile in una intervista a “Un giorno da pecora “(Rai Radio 1) e il Nazareno non ha gradito. Bonaccini, ad esempio, lo vuole; Elly Schlein per il momento glissa amabilmente. Sorvola. Già che c’era  l’ex labbro di Michele Santoro (l’ha seguito anche a Mediaset) ne ha dette due sul compagno De Luca bocciandolo per un terzo mandato.

RENZI E CALENDA AI FERRI CORTI

Il Terzo Polo esplode.  Due leader in un centrino sono francamente troppi. Osserva opportunamente Marco Gervasoni:”

A rigor di logica, una cosa mai nata è impossibile perisca e il terzo polo è stato fino ad ora solo un cartello elettorale tra due organizzazioni entrambe nate come partiti personali: anche se quello di Renzi, su una intuizione politica riguardo alla evoluzione – involuzione del PD. Azione di Calenda è invece a tutti gli effetti un partito personale, nella definizione politologica più rigorosa”.

È vero . I partiti personali, o quelli fondati sulla leadership carismatica, possono convivere finché restano cartelli elettorali ma raramente riescono in altro. Le elezioni in Friuli lo hanno confermato.

TENSIONI ANCHE IN MAGGIORANZA

Nell’ultimo Cdm ( consiglio dei ministri) la tensione era palpabile. Sul tappeto temi fondamentali: economia, immigrazione, nomine e PNRR.

Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno dato via libera al DEF ( Documento di Economia e Finanza) il primo firmato dalla premier che disegna un quadro generale in lieve miglioramento.

Con il Prodotto Interno Lordo che quest’anno salirà dell’1% contro lo 0,6% fissato come obiettivo lo scorso novembre. Ma è sulle nomine che si sono registrate delle turbolenze. La premier ha scelto i suoi 5 top manager. Non sfugge agli osservatori il fatto che di nomine se ne debba occupare in modo irrituale il Consiglio dei Ministri.

Per Statuto la scelta dei manager spetta all’azionista ufficiale. Ha graffiato Riccardo Molinari capogruppo alla Camera della Lega: ”La scelta dei vertici delle aziende di Stato spetta ai leader. Sarebbe bizzarro che fosse un solo partito a indicare le persone a discapito degli altri.” A quanto pare è’ proprio quello che è successo: Giorgia asso pigliatutto.